aquascaping
Per intraprendere l’aquascaping, ovvero l’arte di ricreare paesaggi acquatici ci vuole tanta pratica e pazienza. Agli inizi bisogna documentarsi, leggendo libri sull’argomento, guardando foto, video e seguendo incontri tematici, ma, soprattutto, ponendosi obiettivi realistici.
Aquascaping è l’unione di due parole: landscape (paesaggio) + aqua (acqua). Naturalmente la parola inglese “land” è sostituita dalla parola latina “aqua”, poiché i paesaggi creati a regola d’arte si trovano all’interno di un acquario. Le dimensioni della vasca divengono di primaria importanza, in quanto, più un acquario è grande più risulta stabile nei valori e nei parametri dell’acqua.
Bisogna prendere in considerazione la tipologia e la potenza delle luci, il tipo di filtro e la relativa circolazione dell’acqua, il riscaldatore. Inoltre sono importanti il substrato scelto per fornire ancoraggio ed i nutrimenti necessari alle piante e, naturalmente, il tipo e la quantità di fertilizzazione scelti per farle crescere in salute, grazie anche all’utilizzo di un impianto di CO2.
Per creare un paesaggio bilanciato ed armonioso è necessario conoscere la regola dei terzi e della sezione aurea, mutuate dalla fotografia.
Basta dividere l’immagine dell’acquario in tre sezioni uguali sia in verticale che in orizzontale. Le quattro intersezioni che si vengono a creare attorno al centro rappresentano i quattro punti focali più forti, dove cade più facilmente l’attenzione dello spettatore posto di fronte all’acquario.
Nell’aquascaping allestire un acquario secondo tale regola facilita la disposizione dei pezzi di legno, delle rocce e delle piante più importanti. In base alla forma, alla dimensione o al colore del materiale che abbiamo, si devono creare delle composizioni che risultino equilibrate, armoniose, dotate di profondità e preferibilmente senza simmetria.
La struttura della roccia, del legno e della pianta deve creare un tutt’uno, dotato di una naturale disposizione, giocando anche con i colori, i contrasti e le sfumature.
Gli stili dell’aquascaping
- Lo stile olandese
- Lo stile biòtipo
- Lo stile giungla
- Lo stile low-tech
- Lo stile naturale
- lo stile Ryoboku (basato sul legno)
- lo stile Iwagumi (basato sulla roccia)
- lo stile Diorama (basato su un paesaggio fisico, reale e concreto o su una scena onirica e di fantasia)
Lo stile olandese
Lo stile olandese ha incominciato a diffondersi intorno agli anni ’30 del secolo scorso, ma solamente nel 1956 sono state delineate dalla Società olandese degli acquariofili le regole che caratterizzano questo stile.
Tutto gira attorno al raggruppamento formale delle piante, le quali vengono scrupolosamente e formalmente accostate con una rigorosa attenzione nei confronti dei dettagli, in base al loro colore, alla loro struttura ed alla loro dimensione. Legni e rocce non vengono normalmente utilizzati (in certi casi vengono utilizzati dei pezzi di legno per creare un punto di ancoraggio per le piante epìfite, ma vengono adeguatamente nascosti). Le principali protagoniste della scena sono le piante.
Lo stile biòtipo
Lo stile biòtipo è stato ideato per riprodurre fedelmente un habitat naturale.
Dapprima viene effettuata una ricerca per comprendere la tipologia di flora e di fauna di una certa regione presa come punto di riferimento. Si studiano allora la temperatura, i valori dell’acqua ed il relativo flusso; inoltre il substrato, le rocce, il legno, il tipo e la quantità di luce vengono fedelmente replicati.
In questa tipologia vengono scelte le specie di pesci presenti in quel dato ambiente, senza intrusioni di sorta. Un tipo di aquascaping biòtipo può essere considerato il cosiddetto Blackwater, dove l’acqua non è limpida e trasparente, ma prende la colorazione del materiale inserito al suo interno, in questo caso acidi umici e tannini.
Lo stile giungla
In questo stile di aquascaping non ci sono regole. Non ci si deve preoccupare della disposizione e della potatura delle piante. La composizione nel suo insieme deve avere una sorta di richiamo al caos.
È uno stile popolare tra i principianti, perché non hanno ancora una chiara visione dell’obiettivo da perseguire oppure perché non conoscono a fondo i segnali che le piante rimandano.
Questo è lo stile di chi ha intenzione di sperimentare con le piante, in quanto spesso permette di concentrare ed addensare diverse tipologie di piante (lasciando pochissimi spazi vuoti), senza preoccuparsi della loro sistematica potatura. Probabilmente l’unico accorgimento da tenere in considerazione è il loro posizionamento all’interno della vasca. Le piante da primo piano vanno poste davanti, quelle da centro nella parte più interna, mentre quelle più alte sullo sfondo. All’inizio è concesso anche l’utilizzo di piante fluttuanti, specie se sono a crescita rapida e contribuiscono a ombreggiare il fondo.
Lo stile low-tech
Nell’aquascaping questo stile si contraddistingue prevalentemente per la scelta del tipo di piante, ovvero quelle a crescita lenta che richiedono bassi livelli di nutrienti, CO2 assente e poca luce.
Bisogna evitare un’eccessiva quantità di pesci, poiché le piante a crescita lenta non riuscirebbero ad assorbire tutta la quantità di rifiuti organici prodotta dai pesci. Lo stesso discorso vale per la luce e per i nutrienti.
In questo tipo di stile si possono utilizzare piante come: l’Anubias, la Microsorum, l’Hygrophila e la Vallisneria.
Lo stile naturale
Il creatore dello stile naturale nell’aquascaping è considerato indiscutibilmente il Giapponese Takashi Amano. Egli, utilizzando sapientemente rocce, legno e piante vere, ha saputo replicare incantevoli scorci naturali. Ha, inoltre, creato un suo brand Aqua Design Amano (ADA), pubblicando svariati libri sull’aquascaping. L’ADA ospita ogni anno l’International Aquatic Plant Layout Contest, dove migliaia di appassionati di aquascaping, provenienti da oltre 60 nazioni, si sfidano per ottenere un riconoscimento internazionale in tema di aquascaping e per vincere un premio in denaro.
Lo stile naturale si può suddividere in 3 differenti sottocategorie.
Lo stile Ryoboku (basato sul legno)
Il principale materiale è naturalmente il legno; tuttavia anche le rocce possono essere utilizzate, ma non costituiscono il punto focale della composizione.
Che il legno sia driftwood, bogwood, Manzanita wood o le radici Redmoor non fa differenza, l’importante è che non si mischino tipologie di legno differenti, pena la perdita di naturalezza della composizione stessa. Sono altresì da evitare pezzi di legno tagliati in modo netto ed artificioso.
Naturalmente il legno, specie negli acquari più maturi, può essere completamente ricoperto da piante epìfite e, come spesso avviene in natura, può fuoriuscire dall’acqua.
Lo stile Iwagumi (basato sulla roccia)
Anche in questo stile di aquascaping solitamente viene utilizzato un solo tipo di roccia (in Italiano Iwagumi sta a significare giardino roccioso), senza legno. Le piante vengono introdotte per creare un tappeto coprente, come per esempio l’Hemianthus callitrichoides (comunemente chiamata “Cuba”) o la Micranthemum tweediei (comunemente chiamata “Monte Carlo”).
Bisogna individuare nel materiale scelto la roccia che fungerà da centro focale, solitamente quella più grossa o più caratteristica e, nel restante spazio circostante, inserire quelle più piccole, con lo scopo di creare una sorta di bilanciamento visivo.
La struttura interna della roccia ha la sua importanza, in quanto dà movimento e direzione all’intera composizione. In linea di massima, le rocce con la stessa direzione nella trama suscitano un senso di continuità di flusso; mentre quelle con una trama contrapposta creano un senso di tensione. Inoltre, tale struttura può essere utilizzata per trovare degli appigli per le radici delle piante da introdurre.
Utilizzando piante basse a crescita lenta è consigliabile effettuare frequenti cambi d’acqua, per scongiurare l’insorgenza delle alghe. Per evitare ciò, la manovra appena descritta può essere accompagnata dall’inserimento di invertebrati e di molluschi detritivori (come la Caridina multidentata o la Neritina Natalensis).
È di fondamentale importanza un coscienzioso utilizzo della CO2 e di un buon flusso dell’acqua, permettendo così una buona circolazione.
Infine, bisogna non dimenticare l’influenza del tipo di roccia scelto sui valori dell’acqua.
Lo stile Diorama (basato su un paesaggio fisico, reale e concreto o su una scena onirica e di fantasia)
Un altro nome utilizzato per questo tipo di stile di aquascaping è georama. Esso si focalizza sull’utilizzo del materiale fisico per creare paesaggi dotati di prospettiva e proporzione tra gli elementi.
Vengono scelte poche specie di piante, sempre nell’ottica di mantenere la proporzione con gli altri elementi della composizione. Le rocce e il legno sembrano creare un tutt’uno e si possono considerare funzionali alla scena rappresentata, reale o onirica che sia.